Carico fiscale per le imprese: cos'è e come si calcola

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Secondo i dati dell’OCSE, l’Italia presenta un carico fiscale complessivo per le imprese tra i più alti in Europa. Un’impresa italiana, insomma, deve destinare una buona parte delle proprie risorse al pagamento di tasse e tributi e ciò può costituire un grosso freno per la crescita del business, oltre che una minaccia alla sua sopravvivenza. Per evitare di farsi seppellire dal peso degli oneri fiscali, è fondamentale gestire questo aspetto con la massima attenzione, avendo cura di tenere sempre sotto controllo l’impatto di tasse e imposte sul flusso di cassa, così da poter pianificare strategicamente i pagamenti. Occorre inoltre conoscere in maniera dettagliata le tipologie di tasse da pagare e il loro importo e assicurarsi di adempiere ai propri oneri fiscali nelle tempistiche corrette. Se vuoi saperne di più sul tema del carico fiscale per le imprese, quali categorie di tasse e imposte comprende, e come gestirlo al meglio, non ti resta che leggere questo articolo!

Che cos’è il carico fiscale per un’impresa

Il termine “carico fiscale” fa riferimento all’insieme di imposte e tributi che un’impresa contribuente è tenuta a versare allo Stato. Si tratta, in pratica, delle tasse che vengono applicate agli utili generati dall’azienda le quali, se non pagate entro i termini di pagamento previsti, possono trasformarsi in debiti tributari. In altre parole, il carico fiscale costituisce la quantità di risorse che il sistema fiscale preleva da un’impresa e racchiude al suo interno diverse categorie di tasse e imposte.

Differenza tra carico fiscale e pressione fiscale

Attenzione a non confondere carico fiscale e pressione fiscale! Benché questi termini siano entrambi legati all’ambito della fiscalità, hanno significati leggermente diversi:

  • il carico fiscale fa riferimento all’ammontare assoluto delle tasse e delle imposte che un’impresa deve pagare in un determinato periodo di tempo e corrisponde alla quantità di risorse prelevate dallo Stato; in altre parole, il carico fiscale riguarda il valore nominale delle imposte e non il loro peso rispetto al reddito dell’azienda.
  • la pressione fiscale, invece, considera il peso delle imposte rispetto ai guadagni e al reddito dell’azienda e viene espressa in termini percentuali; si tratta, in pratica, del rapporto tra il carico fiscale e il reddito prodotto.

Per esempio, se un’azienda ha un fatturato di 2 milioni di euro e paga 200.000 euro di tasse, il suo carico fiscale è di 200.000 euro, mentre la pressione fiscale è del 10%.

Carico fiscale per le imprese italiane: quali tasse

La tipologia e l’ammontare delle tasse che gli imprenditori italiani devono versare dipendono da diversi fattori, come la dimensione dell’azienda, la forma giuridica, il regime fiscale e il tipo di attività, e variano dunque da contribuente a contribuente. Ad esempio, le ditte individuali sono soggette a un carico fiscale diverso rispetto alle Srl, così come la tassazione cambia a seconda che si tratti di Srl ordinarie, Srl semplificate (Srls) o società di persone.

In generale, tra le principali imposte previste per le imprese italiane troviamo l’imposta sui redditi delle società (IRES) e l’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP), che riguardano il reddito aziendale. A questo proposito, è bene precisare che dal 2022 il pagamento dell’IRAP è stato abolito per i lavoratori autonomi, le ditte individuali e le imprese familiari, mentre continua a essere dovuto da studi professionali associati, società di persone, società di capitali, enti del terzo settore ed enti commerciali in generale.

Troviamo poi tasse locali come l’IMU, imposta comunale applicata sui beni immobili di proprietà delle imprese, l’ICP, imposta comunale applicata sulla pubblicità realizzata dalle imprese e la TARI, la tassa sui rifiuti.

Un’altra tassa presente è l’imposta sul valore aggiunto (IVA), che viene applicata sulle vendite di beni e servizi.

Infine, occorre considerare anche le imposte che si applicano agli utili divisi tra i soci: questi ultimi sono infatti tenuti a versare l’IRPEF, una tassa diretta personale e progressiva, il cui importo aumenta a seconda della cifra dichiarata dall’imprenditore.

Tasse e imposte per le imprese: come calcolarle

Di seguito vediamo come calcolare IRES e IRAP, le due principali imposte sul reddito a cui sono soggette le imprese italiane.

Calcolo dell’importo IRES

L’imposta sui redditi delle società (IRES) è un’imposta che prevede un’aliquota fissa del 24% da applicare sul reddito imponibile dell’impresa. Per determinare la somma IRES da versare all’Erario, occorre calcolare l’imponibile dato dal reddito d’impresa, che viene ricavato dalla differenza tra i ricavi e i costi. Trattandosi, appunto, di un’aliquota fissa, anche in casi di utili alti si paga sempre e solo il 24%.

Calcolo dell’importo IRAP

L’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) corrisponde mediamente al 3,9%, ma trattandosi di un’imposta regionale varia leggermente in base alla regione in cui si trova la società (con un margine di autonomia di 0,92 punti percentuali in più o in meno). Tale imposta viene calcolata a partire dal “valore della produzione netta”, derivante dalla differenza tra i ricavi complessivi e i costi di gestione dell’impresa. Per determinare quanto un’impresa deve pagare di IRAP occorre poi moltiplicare la base imponibile per l’aliquota IRAP utilizzata dalla regione di riferimento.

Quanto pesano le tasse sulle imprese italiane?

L’Italia si è sempre (purtroppo) distinta per un numero di imposte e tasse particolarmente elevato rispetto agli altri Paesi UE: in effetti, secondo i dati della Cgia di Mestre, nell’attuale panorama economico europeo le imprese italiane sono tra quelle che pagano più tasse e la pressione fiscale, data dal rapporto tra le entrate fiscali e il PIL, ha raggiunto nel 2022 la cifra record del 43,8%, un livello mai toccato in precedenza.

Oltre ad avere un carico fiscale considerevole, l’Italia si contraddistingue anche per le difficoltà che le aziende (e non solo) riscontrano nel pagamento delle tasse, per via di una burocrazia fiscale macchinosa e complessa. Secondo le ultime Statistiche elaborate dalla Banca Mondiale (Doing Business, 2020), gli imprenditori italiani “perdono” 30 giorni all’anno (equivalenti a 238 ore) per attività legate al versamento delle tasse (raccolta delle informazioni, completamente delle dichiarazioni dei redditi, esecuzione dei pagamenti).

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Imposte e tributi pesano in maniera significativa sulle casse delle aziende italiane e possono costituire un grosso ostacolo alla loro crescita. Per ridurre il carico fiscale e preservare la salute del business è possibile ricorrere al alcune soluzioni come agevolazioni fiscali e detrazioni, ma altrettanto importante è effettuare un’attività di monitoraggio attenta e scrupolosa, che permetta di tenere sotto controllo l’impatto delle tasse sul cash flow e assicurarsi di avere sempre a disposizione le risorse necessarie per adempiere ai propri obblighi fiscali entro i termini previsti (evitando così more e sanzioni).

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